Blackhat

Cyber-thriller di discreta fattura che nonostante i ritmi volutamente blandi riesce ad essere comunque coinvolgente. Il film di Michael Mann si avventura nei meandri del mondo del cybercrime rischiando di essere apprezzato solo da chi ha una certa dimestichezza con l’informatica e ciò che gli ruota intorno

Siamo in piena rivoluzione digitale. Ogni giorno aumentano nel mondo i possessori di un computer e ogni giorno aumenta il numero di utenti che si collegano alla rete globale. Internet è una finestra sul mondo alla quale ci affacciamo con un semplice click del mouse. I vantaggi che ha apportato alla nostra vita sono innumerevoli, soprattutto nel campo della divulgazione delle informazioni, nella comunicazione, nel campo lavorativo e naturalmente in quello sociale. Ma accanto ai vantaggi internet nasconde anche molte insidie. Ogni giorno vengono creati nuovi virus che minacciano la sicurezza dei dati inseriti in rete. Blackhat pone l’attenzione sulla vulnerabilità dei sistemi informatici. Nel gergo informatico il blackhat è un hacker che usa le proprie abilità con il computer per fini illeciti, a lui si contrappone la figura del whitehat cioè un esperto di sistemi informatici capace di violare i sistemi di sicurezza ma che rispetta l’etica degli hacker. E sono proprio gli hacker i protagonisti di Blackhat, ultimo film di Michael Mann che racconta il cybercrime come non lo avete mai visto. Il film si apre con un attentato terroristico ai danni di una centrale nucleare cinese. Un virus informatico è la causa del malfunzionamento dei PLC che controllano il sistema di raffreddamento che regola la temperatura del reattore. La centrale salta provocando una gigantesca catastrofe. Intanto a Chicago un altro attacco informatico destabilizza l’andamento dei titoli della soia. Cina e USA decidono di collaborare per sventare l’organizzazione criminale che sta dietro agli attacchi. Nicholas Hathaway (Chris Hemsworth, noto per aver interpretato Thor), un hacker che deve scontare una lunga pena detentiva per avere compiuto numerosi crimini informatici, viene reclutato dalla task-force cino-americana appena formata per le sue eccezionali competenze in materia.

Michael Mann, uno dei migliori registi in circolazione (tra i suoi successi ricordiamo “Manhunter – Frammenti di un omicidio”, “Heat – la sfida”, “Collateral”, “Nemico pubblico”, giusto per citarne alcuni), con Blackhat  ci mostra quali potrebbero essere le possibili conseguenze di un attacco terroristico di tipo digitale. E lo fa usando – inevitabilmente – un linguaggio molto tecnico. Malware, trojan, IP, USB Key, account, password, protocolli di sicurezza, PLC (Controllori a logica programmabile), tutti termini informatici giustamente menzionati nel film che tuttavia rendono più difficoltosa la comprensione della trama da parte di coloro che non hanno molto dimestichezza con il mondo dei computer. Come in altri film da lui diretti in passato, il regista statunitense anche in questo caso fa uso della tecnica della camera in spalla per enfatizzare meglio i primi piani ed esaltare le scene d’azione. Nonostante i rapidi movimenti delle inquadrature, l’impatto visivo che ne deriva e di grande effetto perchè aumenta il tasso di coinvolgimento da parte dello spettatore.

Blackhat è una pellicola con una trama originale ma dai ritmi altalenanti. Non si aggrappa ad alcun clichè, rompe gli schermi narrativi del genere e polverizza i classici stereotipi riuscendo invece ad elaborare una storia ricca di sfaccettature diverse. Si passa da una sfida virtuale combattuta a colpi di click del mouse ad adrenalinici scontri a fuoco combattuti per le strade intercalati dal racconto della storia d’amore fra Nicholas e la bella Lien (Tang Wei). Anche se negli Stati Uniti Blackhat non ha riscontrato molto successo ai botteghini, è da considerare, a mio giudizio, uno dei migliori film sul cybercrime usciti negli ultimi anni.

Voto: 7

 

Trailer

Genere Thriller, drammatico
Durata 133 minuti
Anno 2015
Paese USA
Regia Michael Mann
Cast Chris Hemsworth, Tang Wei, Viola Davis, Ritchie Coster, Holt McCallany, Leehom Wang, John Ortiz