La recensione di Kickboxer: Retaliation (2018)

Il secondo capitolo della trilogia di Kickboxer è un film monocorde e incapace di coinvolgere.

Sinossi

Non è passato molto tempo da quando Kurt Sloane (Alain Moussi) ha sconfitto Tong Po (Dave Bautista) in uno scontro senza esclusioni di colpi. Il campione americano ora pratica le MMA (Mixed Martial Arts) a grandi livelli. Durante un allenamento viene rapito, deportato e imprigionato in un carcere thailandese con l’accusa di aver ucciso Tong Po. Thomas Moore ( Christopher Lambert), il boss di una potente organizzazione criminale in combutta con il direttore della prigione costringe Kurt a combattere contro Mongkut, un gigantesco lottatore alto più di due metri. Come già accaduto in Kickboxer : Vengeance, Sloane potrà contare sui preziosi consigli del maestro Durand ( Jean-Claude Van Damme) e di un allenatore d’eccezione, il suo compagno di prigionia di nome Briggs interpretato da Mike Tyson.

Commento 

Il secondo capitolo della trilogia di Kickboxer fa un deciso passo indietro rispetto al già fiacco Kickboxer: Vengeance del 2016. Al posto di fare ammenda degli errori commessi, produttori e autori sfornano un sequel senza mordente e incapace di catalizzare l’attenzione dello spettatore. Si denota una totale mancanza di idee o qualche guizzo a livello narrativo che alzi l’asticella del grado di coinvolgimento. La trama è fin troppo semplice, corre sempre sullo stesso binario ed è di una prevedibilità disarmante. I dialoghi sono privi di profondità ed unicamente funzionali alla narrazione. Né di più né di meno. Non c’è un discorso, una frase che merita di essere ricordata. La sceneggiatura è piatta e assolutamente monocorde. La psicologia dei personaggi messi in campo non è neanche abbozzata. Il regista non si preoccupa minimamente di caratterizzarli in qualche modo. Ad esempio non si capisce per quale motivo Ronaldo (Ronaldinho) e Briggs (Tyson) siano anch’essi imprigionati. Insomma! le quasi due ore di durata non sono per niente giustificate.
Davvero troppo poco per una pellicola che vuole omaggiare i film d’azione/arti marziali in stile anni ’80. Diciamo che Kickboxer – Il nuovo guerriero del 1989, pur non essendo una perla della cinematografia di quel periodo, se paragonato a questa versione, è ben altra cosa.

Come accennato prima, Kickboxer: Retaliation è un film che punta tutto sullo spettacolo offerto dai combattimenti. Cosa che farà la gioia di chi ama il mondo delle arti marziali ma di certo non soddisferà quella parte di pubblico più esigente. Questo b-movie diretto e sceneggiato dallo sconosciuto Dimitri Logothetis, è una carrellata di scontri a mani nude che si susseguono senza sosta uno dopo l’altro. Certo, bisogna ammettere che il regista se la cava molto bene nella spettacolarizzazione dei combattimenti utilizzando al meglio la tecnica dello slow motion.  Gli attori chiamati in causa sono molto preparati atleticamente, non a caso il protagonista Alain Moussi è un ex stuntman.

In conclusione : Si sperava che questo kickboxer: Retaliation fosse il punto di partenza per rilanciare il genere action/arti marziali stile anni ’80. Missione fallita! Non basta la presenza di Mike Tyson, la comparsata del calciatore brasiliano Ronaldinho, né tanto meno Jean-Claude Van Damme nelle vesti di mentore, ad alzare la qualità di questa pellicola. Il buon cast non è stato sfruttato a dovere. Il suo più grande difetto è la mancanza di una storia solida che supporti e dia un senso alla lunga sequela di combattimenti. Ancora troppo poco. Aspettiamo il terzo capitolo presto in arrivo dal titolo : Kickboxer : syndicate

Voto : 4/10

Trailer

Genere Azione
Durata 119 minuti
Data di uscita
2018
Paese USA
Regia Dimitri Logothetis
Sceneggiatura   Dimitri Logothetis, Jim McGrath
Cast Alain Moussi, Christopher Lambert, Jean-Claude Van Damme, Hafþór Júlíus Björnsson, Mike Tyson, Sara Malakul Lane, Ronaldinho

Recensione di Bengi B.